venerdì 15 maggio 2015

Henrik Ibsen a Roma




"Come è magnifica la natura quaggiù, è un'armonia indescrivibile nelle forme e nei colori. Talora me ne sto mezze giornate disteso tra le tombe della via Latina o sull'Antica via Appia e credo che si tratta di un ozio che non è proprio una perdita di tempo".

                                                                                                       Henrik Ibsen, Lettera

Il soggiorno di Henrik Ibsen (1828-1906) a Roma è ricordato da una targa posta sulla facciata dell'Hotel Cecil, in via Francesco Crispi, 55, a due passi da Trinità dei Monti. E' qui che alloggiò e scrisse il dramma Brand (1865) ed ebbe l'ispirazione per scrivere Peer Gynt (1867) che fu poi messo in musica dal celebre compositore Eduard Grieg (1843-1907).  Il drammaturgo norvegese era arrivato a Roma nel 1864, dopo aver visitato Genova, Venezia, Livorno, Milano... di quest'ultima era rimasto ammirato dall'architettura gotica del Duomo ed aveva scritto: "Per me il Duomo di Milano è la cosa più strabiliante che in questo campo possa immaginare".

Come tanti altri illustri viaggiatori del suo tempo, Ibsen era venuto nel Belpaese per ammirarne l'arte, la storia e la bellezza dei luoghi; vi trovò l'atmosfera ideale per lavorare e rimase in Italia per molti anni. Durante il suo soggiorno romano, in estate scappava dalla calura della città per rifugiarsi nella fresca quiete della campagna dei castelli romani. In occasione di un secondo soggiorno in Italia, dal 1879 al 1883, compose Casa di bambola (1879) e Spettri (1881) .  




Coloro che desiderano visitare la sua casa, devono recarsi ad Oslo, in Arbins gate 1; lì si trova la casa-museo dedicata a colui che è mondialmente considerato - insieme a Shakespeare - il padre della drammaturgia moderna. Vi ha trascorso gli ultimi undici anni della sua vita, insieme alla moglie Suzannah. E' stata riaperta nel 2006, dopo dei lunghi lavori di restauro che hanno risistemato le mura, i pavimenti e i soffitti, per festeggiare il centesimo anniversario della sua morte e contiene il mobilio originale appartenuto allo scrittore.

Lo studio ha mantenuto l'aspetto che aveva quando Ibsen vi lavorava, le altre stanze sono state restaurate, rispettando i gusti e lo stile dell'epoca; persino le tende e le stoffe sono state rifatte fedelmente come in origine. Sono visitabili la sua biblioteca, la sala da pranzo, lo studio e la stanza da letto. In quest'ultima, l'artista spirò il 23 maggio 1906, non senza aver pronunciato le celebri ed enigmatiche parole: "Tver imot!" ("Al contrario!").


                                Henrik Ibsen nel suo studio. Foto di Hulda Szakinski, 1898.


Sito web della casa-museo di Oslo:
http://www.norskfolkemuseum.no/Tilknyttede-Enheter/Ibsenmuseet/




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