domenica 5 ottobre 2014

La casa-fondazione César Manrique a Lanzarote





"La fondazione è l'eredità personale che lascio al popolo di Lanzarote e che spero serva per mantenere viva la promozione dell'arte, l'integrazione dell'architettura nella natura, l'equilibrio dell'ambiente e conservare i valori culturali e naturali della nostra isola".

                                                                                                      César Manrique

Pochi uomini sono riusciti ad esercitare un'influenza così determinante sulla loro terra di origine come César Manrique (1919-1992) lo ha fatto sull'isola di Lanzarote, alle Canarie. La sua architettura, strettamente legata al paesaggio, è sinonimo di vitalità, movimento e luce: sono sette in totale le opere architettoniche che ha lasciato sull'isola. Un'isola dove non aveva voluto che vi fossero né cartelloni pubblicitari né alte costruzioni che potessero deturpare la bellezza del paesaggio. Una volta aveva dichiarato: "Penso che sia il primo posto in Europa dove i cartelloni pubblicitari sono stati rimossi dal paesaggio. Avevo l'abitudine di andare in giro di notte per distruggere i manifesti pubblicitari. Ce li abbiamo nei giornali, alla radio e alla televisione; e dobbiamo averli anche quando siamo in mezzo alla natura? E' troppo!" 


                                               Casa-fondazione César Manrique

Nato ad Arrecife nel 1919, aveva studiato architettura per due anni per poi mollare gli studi universitari; si era dunque trasferito a Madrid per studiare all'Accademia di Belle Arti di San Fernando e dedicarsi alla pittura. Cosa che fece con successo: nel 1953,  iniziò a dipingere arte astratta, cosa che, sotto la dittatura franchista di allora, significava una rivoluzione. Alla fine degli anni '50, le sue opere erano esposte in tutto il mondo, vincendo vari premi,  e per due volte espose alla Biennale di Venezia. Nel 1966 partì per gli Stati Uniti, dove entrò in contatto con gli ambienti artistici statunitensi. Due anni dopo tornò a Lanzarote e cominciò a mettere in pratica le sue idee in materia di integrazione dell'architettura nel paesaggio.

Era un artista poliedrico: scultore, architetto, urbanista, paesaggista ed ecologista ante litteram, il suo legato a Lanzarote è costituito da sette opere architettoniche, perfettamente inserite nella natura circostante, in quanto concepite ad hoc per adeguarsi all'ambiente vulcanico di Lanzarote, che ha eseguito nel corso degli anni '60 e '70.



                                                 Casa-fondazione César Manrique

Los Jameos del Agua sono una delle opere più spettacolari dell'isola. La parola jameo sta ad indicare una cavità, un avvallamento del suolo - i Jameos del Agua sono dei sotterranei vulcanici, convertiti dall'estro visionario di Manrique in una sala concerti per seicento spettatori, due sale da ballo, un ristorante, due bar, e un museo di vulcanologia. Un lago sotterraneo è pieno di granchi albini e ciechi, sensibili alla luce e al rumore che sono divenuti un simbolo del luogo. I Jameos del Agua somigliano ad un paesaggio lunare degno di stare in un film di Kubrick e costituiscono la prima opera architettonica progettata da Manrique, nel 1966. Non è un caso se il regista americano girò alcune scene del celebre film "2001: Odissea nello spazio" nel parco nazionale di Timanfaya che porta il nome del vulcano Timanfaya che è ancora attivo.


                                                Casa-fondazione César Manrique


                                                            Jameos del Agua

La casa-fondazione César Manrique è stata inaugurata nel marzo del 1992 ed ha costituito la realizzazione di un sogno per l'artista, che aveva allora settantatré anni. E' una superficie di 1500 metri quadri  abitabili costruita su cinque bolle vulcaniche, sopra una colata di lava nera di grandi proporzioni, collegate da stretti corridoi scavati nel basalto della colata lavica e adibite ad uso abitativo. Vi sono inoltre una piscina, una piccola pista da ballo, un barbecue, etc.. Nello studio di Manrique, vicino all'uscita, sono esposte le opere dell'artista: quadri, disegni, sculture, ceramiche, foto e progetti di opere. L'area bar e il punto vendita sono stati ricavati nel garage di casa. La fondazione si trova a Tahiche, in quella che fu la casa dell'artista, dove visse fino al 1987. Perse la vita in un incidente stradale il 25 settembre 1992. Aveva settantatré anni e una grande carica vitale, insieme alla voglia di lottare per continuare a difendere la sua isola. Chiunque visiti Lanzarote oggi, non può fare a meno di notarvi l'impronta che il suo più celebre figlio ha lasciato.






INFORMAZIONI: 
CASA-FONDAZIONE CESAR MANRIQUE
Calle Jorge Luis Borges, 10
35507 Tahìche Lanzarote
Isole Canarie
Tel. +34 928 84 31 38/fax. +34 928 84 34 63
Orario: aperto tutti i giorni, inclusi i festivi,dalle 10.00 alle 18.00 
Chiuso il 1 gennaio
Sito web:



martedì 29 luglio 2014

Claude Monet nella sua casa-atelier di Giverny





Chiunque visiti la casa di Claude Monet (1840-1926) a Giverny, un paesino di poco più di 500 abitanti, nella regione della Haute Normandie a circa 70 km da Parigi, non può fare a meno di notare la straordinaria somiglianza dei giardini ai quadri del grande pittore impressionista che li ha ritratti in numerose occasioni. Le famose tele delle ninfee che affiorano sull'acqua, i rami di salice che scendono al suolo, l'atmosfera luminosa dei quadri, fanno parte dei nostri ricordi. E' questo il motivo per il quale i giardini riscuotono un tale successo: risvegliano in ognuno di noi la memoria di alcuni tipi di piante e di fiori che abbiamo già visto da qualche parte, qualche tempo fa.

Monet era un pittore seriale. Forse potremmo perfino definirlo ossessivo compulsivo nella sua dedizione maniacale a ritrarre lo stesso paesaggio o lo stesso soggetto a diverse ore del giorno, a seconda delle varie stagioni e del tipo di luce. Fu lui il primo artista a prendere il cavalletto sotto il braccio per andare a dipingere "en plein air". Giverny era il suo mondo. Vi trascorse 43 anni della sua vita, dal 1883 al 1926, insieme alla seconda moglie, Alice Hoschedé, che sposò tardi, nel 1892, trattandosi di seconde nozze per entrambi e ai loro otto figli.




Adorava il giardinaggio e dedicava molto del suo tempo alla cura delle magnifiche piante del giardino, i cui fiori e specchi d'acqua erano stati concepiti come delle opere d'arte. Piante e fiori erano liberi di crescere senza costrizioni dato che Monet non amava i giardini ordinati. Scambiava bulbi e talee con i suoi amici e dichiarava: "Tutti i miei soldi sono per il mio giardino". Ma poi aggiungeva: "sono estasiato". Il suo gusto per l'arte giapponese lo spinse a costruire il ponte giapponese sullo stagno delle sue amate ninfee. 








Oggi, i quadri delle ninfee che Monet dipinse tutta la vita, dal 1895 al 1926, in un arco di trent'anni,  si trovano a Parigi, al Musée de l'Orangerie. Sono circa 300 i quadri dedicati ai fiori acquatici, di cui più di quaranta sono pannelli di grandi dimensioni. Nel 1966, quarant'anni dopo la morte del padre avvenuta nel 1926, Michel Monet, unico figlio sopravvissuto di Claude, morì in un incidente stradale. Aveva ereditato dal padre la proprietà di Giverny insieme a 82 tele del pittore impressionista e 130 quadri di pittori amici del padre, tra cui Renoir, Berthe Morisot, Sisley Signac e altri. Queste opere furono destinate per volere di Michel Monet al museo Marmottan Monet  (sito web: http://www.marmottan.fr/ ) di Parigi che si trova nel sedicesimo arrondissement, al numero 2 di rue Louis-Boilly, che possiede la più grande collezione al mondo di quadri di Monet.











FONDATION CLAUDE MONET
84, rue Claude Monet - 27620 - Giverny
Tel : 02 32 51 28 21 
Fax : 02 32 51 54 18 
La casa e i giardini di Claude Monet sono aperti tutti i giorni dal 1 aprile al 1 novembre incluso, dalle 9.30 alle 18.00. Ultima entrata alle 17.30



lunedì 9 giugno 2014

La casa natale di William Shakespeare






"Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita".

                           William Shakespeare (Prospero, da "La Tempesta", atto IV, scena I)

La casa in cui è nato William Shakespeare (1564-1616) si trova a Henley street, nella cittadina inglese di Stratford-upon-Avon. La facciata, in stile Tudor, ha delle parti in legno, a graticcio. E' qui che il commediografo inglese è nato: terzo di otto figli, ha giocato ed è cresciuto in questo edificio, dove tornò a trascorrere i primi cinque anni del suo matrimonio, con la moglie, Anne Hathaway. E' una dimora che aiuta a farsi un'idea sui primi anni di vita e sull'ambiente familiare dello scrittore.

All'interno della casa, si trovano esposti gli strumenti da lavoro del padre di William Shakespeare, John, che di professione faceva il guantaio, un' ottima occupazione per l'epoca. Preparava anche il pellame e lo vendeva. Non aveva ricevuto un'educazione formale, ma come poi accadrà al figlio, riuscì a farsi strada nella vita, diventando un uomo noto e rispettato nella comunità di Stratford-upon-Avon, dove svolgeva numerosi incarichi pubblici, come quello di sindaco, quando William aveva circa quattro anni. Nella casa, si può ammirare una copia del primo scritto di Shakespeare e si può visitare quella che si ritiene essere la "stanza della nascita" e il giardino.





Milioni di persone da tutto il mondo sono venuti a visitare la casa-museo; tra di essi vi sono molti scrittori famosi, come Charles Dickens, John Keats, Walter Scott, Thomas Hardy... Va detto che, della vita dello scrittore, non si sa molto e alcuni dati sono tuttora incerti. Per esempio, la stessa data di nascita non risulta da un certificato di nascita, ma è stata desunta dal certificato di battesimo che riporta la data del 26 aprile. Dato che all'epoca, i bambini venivano battezzati dai due ai quattro giorni dopo la nascita, si è ritenuta possibile come data di nascita il 23 aprile.

Nel 1587, lasciò la famiglia a Stratford-upon-Avon per andare a Londra, una meta comune per coloro che cercavano fortuna. Shakespeare iniziò a lavorare come attore e poi come commediografo. Dal numero di opere teatrali prodotte durante i venticinque anni che trascorse a Londra, tornando periodicamente a trovare la famiglia rimasta a Stratford-upon-Avon, si capisce che lavorò duramente. Di fatto, all'inizio della sua carriera come commediografo, Shakespeare riscrisse diverse vecchie opere teatrali. Questo lavoro di riscrittura, lo aiutò considerevolmente ad acquisire la tecnica per scrivere le più grandi tragedie della letteratura mondiale. Anch'egli. come suo padre, non aveva ricevuto un'educazione compiuta, limitandosi a frequentare la scuola per pochi anni, ma sappiamo dai suoi lavori che possedeva vaste conoscenze di storia, geografia, filosofia e scienze: era un lettore vorace. 





A metà della sua carriera letteraria, Shakespeare aveva raggiunto la fama. Le sue opere erano recitate non solo nei teatri, ma anche alla corte reale, prima per la regina Elisabetta, poi per il suo successore, re Giacomo I. Oltre ad essere un grande scrittore, Shakespeare fu un abile imprenditore di se stesso; costruì e gestì teatri e compagnie di attori, in un'epoca in cui il teatro attirava moltissima gente ed esistevano tantissimi scrittori che si dedicavano a scrivere commedie.

Morì il giorno del suo compleanno, il 23 aprile del 1616, a 52 anni. Aveva scritto più di 35 opere teatrali, tra cui molti capolavori che vengono recitati nei teatri di tutto il mondo. E' sepolto nella chiesa Holy Trinity Church a Stratford-upon-Avon. Quest'anno si festeggiano i 450 anni della sua nascita e i festeggiamenti dureranno in Inghilterra fino a tutto il 2016, quando ricorreranno quattro secoli dalla sua morte. Per una singolare coincidenza, Shakespeare e Cervantes sono morti entrambi lo stesso giorno, il 23 aprile. E' per questa ragione che l'UNESCO ha dichiarato il 23 aprile, Giornata Mondiale del libro.



INFORMAZIONI:

Link alle case della famiglia Shakespeare e alla tomba dello scrittore:

http://www.shakespeare.org.uk/visit-the-houses/shakespeares-birthplace.html


lunedì 12 maggio 2014

Visitando le case della memoria




                                    La casa di Giovanni Boccaccio a Certaldo

Per tutti coloro che amano scoprire posti nuovi, abbinando turismo e cultura, andando in cerca delle case dove hanno vissuto gli artisti che amano, esiste in Toscana, dal 2005, un circuito che fa capo all'associazione delle Case della memoria e che raggruppa le case-museo di personaggi illustri che hanno dato un importante contributo nel campo delle arti.

Il circuito delle Case della Memoria è stato promosso dalla Regione Toscana e da casa Boccaccio ed ha censito 54 case di importanti autorità nel campo della cultura che hanno illustrato con la loro vita e le loro opere la Toscana. Di esso fanno parte le dimore di Maria Montessori, Giosuè Carducci, Elizabeth Barrett e Robert Browning, Francesco Petrarca, Giacomo Puccini... per citarne solo alcune.

In ogni casa, oltre all'allestimento permanente, vengono organizzate visite guidate, conferenze e attività didattiche. Sul sito web della regione toscana, le case degli artisti sono state raggruppate per temi: per i melomani, La grande musica raggruppa le case dei compositori, poi c'è la sezione Poeti e scrittori, Grandi artisti del passato, Arte contemporanea in Toscana, etc.. In tutto, sono dieci gli itinerari proposti a seconda del tema prescelto. Ogni casa ha una scheda che illustra brevemente la sua storia.



INFORMAZIONI

Gli itinerari dell'Associazione Case della Memoria in Toscana e le schede delle case-museo:

http://www.regione.toscana.it/-/gli-itinerari-delle-case-della-memoria


http://www.regione.toscana.it/-/case-della-memoria-le-schede 

Sito web: 

 http://www.casedellamemoria.it/it/






domenica 20 aprile 2014

La casa - fondazione di Ingmar Bergman a Fårö






"Il mio legame con Fårö ha cause diverse. Prima di tutto vennero i segnali della mia intuizione: questo è il tuo paesaggio, Bergman. Corrisponde alle tue più intime idee sulle forme, le proporzioni, i colori, gli orizzonti, i suoni, i silenzi, le luci e i riflessi"

                                                                        I. Bergman, Lanterna Magica, Garzanti


La fondazione Bergman si trova a Fårö, un'isola baltica di 113 kmq, a nord della grande isola di Gotland in Svezia, da cui la separa lo Stretto di Fårö, attraversabile in traghetto. L'isola, una delle meno popolate del mondo, è caratterizzata da una natura incontaminata in cui predominano le foreste di conifere, il mare blu intenso, i paesaggi aspri e petrosi e le coste puntellate da minuscoli villaggi di pescatori. E' nota per i suoi raukar, grandi formazioni rocciose erose dal vento, e per avere ospitato per tanti anni il regista Ingmar Bergman. E' qui che ha vissuto il cineasta svedese per oltre quarant'anni: aveva visitato l’isola per la prima volta nel 1960, in cerca di un luogo dove girare “Come in uno specchio”, ed è qui che era tornato nel 1965 per le riprese di “Persona” con Liv Ullmann.




Fu allora che decise di costruire nel villaggio di Hammars, la casa con vista panoramica sul mare, ultimata nel 1967. Il luogo era quello dove aveva girato il suo film e dove era sbocciata la sua storia d'amore con Liv Ullmann. A Fårö, Bergman ha realizzato 7 film (tra cui "Scene da un matrimonio", "Passione", "La vergogna", ..), traendo ispirazione dai paesaggi brulli e petrosi. Di fatto si può dire che il paesaggio di Fårö è intimamente legato ai film di Bergman così come lo è la Manhattan ritratta dai film di Woody Allen. 




Gli amanti dei suoi film si radunano in pellegrinaggio ogni anno a Fårö per la Settimana di Bergman "the Bergman week" che si svolge dal 23 al 29 giugno e durante la quale è possibile assistere a film, premières, conferenze, gite organizzate sui luoghi dei film, etc.. Il programma è disponibile sul sito della fondazione, già da aprile: http://bergmancenter.se/en/bergman-week/programme/ . Durante la settimana di Bergman sono invitate numerose personalità del mondo del cinema e del teatro e sono arrivati in passato Ariane Mnouchkine, Wim Wenders, Kenneth Branagh.. per citarne solo alcuni. 




Dopo la morte di Bergman all'età di 89 anni, il 30 luglio 2007, che per una strana fatalità è avvenuta lo stesso giorno di quella di Michelangelo Antonioni, le sue dimore, secondo il suo testamento, dovevano essere messe in vendita all'asta. Grazie all'interessamento della figlia Linn Ullmann e ad un ricco mecenate norvegese, Gude Hans Gudesen, fu creata una fondazione che custodisce le sue case (oltre a Hammars, ce ne sono altre tre sull'isola), promuovendo la conoscenza dell'opera dell'artista, e ingloba  una residenza di artisti che li accoglie dal 2004 ogni anno, su base individuale o in gruppo


FONDAZIONE BERGMAN
Isola di Fårö, Svezia
ORARIO
1 – 31 Maggio 12.00 – 16.00
1 Giugno – 31 Agosto 10.00 – 18.00
1 Settembre – 30 Settembre 12.00 – 16.00

Informazioni sulla Settimana di Bergman

Informazioni sulle condizioni per accedere alla residenza per artisti e su come arrivare a Fårö: http://www.bergmangardarna.se/en/

Pagina facebook: https://www.facebook.com/bergmancenter


sabato 29 marzo 2014

La casa-museo di Miguel de Cervantes




          "Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire"
                                                                                                       
                                                                                                               Italo Calvino 

          " Colui che legge molto e viaggia molto, vede molto e sa molto"

                                                                                                      Miguel de Cervantes

Il comune di Madrid ha autorizzato di recente l'utilizzo di georadar per ricercare i resti mortali di Miguel de Cervantes (1547-1616) che giacciono, sepolti da qualche parte, nei 3000 metri quadrati del Convento de las Descalzas Reales di Madrid. Si tratta di un monastero costruito nel cuore della capitale, nel famoso barrio de Las Letras - che annovera, oltre all'autore del "Don Quichotte", altri illustri scrittori che vi abitarono, come Lope de Vega, Francisco de Quevedo e Luis de Gongora - e che fa parte del patrimonio della città dal 1921. 

A quasi quattro secoli dalla morte del più importante scrittore spagnolo, considerato il padre della lingua spagnola e del romanzo moderno, si dà il via alle ricerche delle spoglie nel luogo in cui fu seppellito per suo volere, il 23 aprile 1616. I suoi resti non sono i soli ad essere andati dispersi; lo stesso è successo per altri importanti uomini del Siglo de Oro come Diego Velázquez, Lope de Vega e Calderón de la Barca. Una lapide posta sulla facciata del convento ricorda che in quel luogo fu sepolto per sua volontà ma anche perché fu grazie all'intercessione dei religiosi del convento che Cervantes fu liberato dai suoi rapitori.





Perché Cervantes ebbe, come si sa, una vita piuttosto tribolata e avventurosa. In  primo luogo, lottò sempre contro le ristrettezze economiche. Combatté nella battaglia di Lepanto del 1571, tra truppe cristiane della Lega Santa e truppe turche ottomane, durante la quale perse l'uso di un braccio. Fu poi catturato dai corsari e trasferito ad Algeri dove rimase come ostaggio per diversi anni. Algeri era a quel tempo un importante avamposto commerciale nel Mediterraneo ma, dato che la famiglia di Cervantes non aveva i mezzi per pagare il suo riscatto, egli poté tornare in Spagna, solo nel 1580, dopo ben quattro tentativi falliti di fuga. 




Trovò un paese profondamente cambiato; la delusione legata a quanto lo aspettava al suo ritorno ha contribuito al concepimento di uno dei capolavori della letteratura universale che narra delle disillusioni del suo autore, i cui sogni di gloria furono dissolti dal cambio di politica voluto da Filippo II che cessò di interessarsi al Mediterraneo per cercare uno sbocco oceanico che ottenne annettendo la corona portoghese. Il tramonto dei valori umanisti nei confronti della Controriforma; l'accusa mossa da parte di alcuni membri della Chiesa di essere un cattivo cristiano; la rovina economica della famiglia di Cervantes e un matrimonio di convenienza senza discendenza; un paese che nonostante i sogni di grandezza lasciava i propri eroi a marcire in carcere... La storia del Don Quichotte nasce dalle esperienze autobiografiche del suo creatore; le sue vicende sono sempre in bilico tra realtà e fantasia, speranze e fallimenti, nobili ideali contro terribili ingiustizie, smania di atti eroici e tremende cadute...




La casa-museo si trova ad Alcalà de Henares, città patrimonio dell'Unesco dal 1998, nell'edificio in cui gli studiosi ritengono che sia nato lo scrittore. E' costituita da tredici ambienti dislocati su due piani che si affacciano su un cortile interno dove c'è un pozzo. Le stanze sono ammobiliate con mobili e utensili dell'epoca. La casa-museo accoglie circa 150 000 visitatori l'anno.

Finalmente, nel 1605, all'età di cinquantotto anni, Cervantes vide pubblicata la prima parte del Don Quichotte: era un uomo scavato e magro, provato dalla vita, come il suo eroe letterario. Il successo arrivò ma non ci furono sensibili miglioramenti delle sue condizioni economiche. Già nel 1612 iniziarono a circolare delle traduzioni della sua opera in inglese e in francese. La seconda parte del suo libro uscì dieci anni dopo la pubblicazione della prima parte, nel 1615. 

Nella notte del 22 aprile1616 si spense a sessantanove anni, assistito dalla moglie e da una nipote. Avvolto nella tunica francescana e con il viso scoperto fu sepolto nel convento delle trinitarias descalzas, a Madrid. Un giorno dopo la sua morte, il 23 aprile dello stesso anno, moriva in Inghilterra il suo coetaneo,William Shakespeare. Si ignora tuttora il luogo esatto della sua sepoltura.



INFORMAZIONI
LA CASA-MUSEO DI CERVANTES
AD ALCALA' DE HENARES
Indirizzo: Calle Mayor, 48
                Alcalà de Henares
Tel: 0091 8899654
Orario: da martedì a domenica: 10.00/18.00
Chiusura: 1 gennaio, 24, 25 e 31 dicembre
Sito web: http://www.museo-casa-natal-cervantes.org/ 
Indirizzo email: museocasanataldecervantes@madrid.org




domenica 9 marzo 2014

La casa-museo di René Magritte





« Le immagini vanno viste quali sono, amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto. »  

                                                                                                                                                      René Magritte


Nell'estate del 1930 René Magritte (1898-1967), uno dei maggiori esponenti del surrealismo, e la moglie Georgette Berger, vanno a vivere in un appartamento di Rue Esseghem n°135, a Bruxelles. Pensano di stabilirvisi per qualche tempo: vi rimangono ventiquattro anni.  Dal 1930 al 1954, quando si trasferiscono in boulevard Lambermont,  a Schaerbeek.

L'edificio è una palazzina in mattoni, a tre piani, costruita nel 1925. In questa casa Magritte ha dipinto circa la metà della sua opera (800 quadri e acquerelli): è qui che creò il suo laboratorio di pittura nel giardino e una piccola impresa di pubblicità che gli dà da vivere (studio Dongo). Magritte disegnò infatti, per mantenersi, delle carte da parati e numerosi cartelloni pubblicitari che chiamava con disprezzo "i miei lavori imbecilli". La casa di Rue Esseghem è legata al periodo più difficile della vita dell'artista che ancora non ha raggiunto la fama. La sua prima mostra, a Bruxelles, nel 1927, fu un disastro. Tutte  le sue opere - sessantuno in totale - furono attaccate dai critici. Lo stesso anno, partì con la moglie per Parigi, dove conobbe i surrealisti francesi, tra cui André Breton con il quale litigò alcuni anni dopo. Nel 1929, è ospite con la moglie da Dalì a Cadaqués, dove conosce Bunuel.

Il piano terreno veniva solitamente affittato dai coniugi Magritte. In questa casa si riunivano gli amici surrealisti belgi ogni settimana. Di solito, si mettevano a discutere di politica e di filosofia nella sala da pranzo o a volte in giardino.



La casa-museo è stata inaugurata il 5 giugno 1999. Alla morte di Georgette, nel 1986, i beni di Magritte furono venduti all'asta da Sotheby's e dal Palais des Beaux-Arts. C'è voluto un lungo lavoro per ricercare e mettere insieme i mobili e gli oggetti personali dell'artista che erano andati dispersi: per fare ciò, sono state utilizzate centinaia di fotografie dell'epoca, numerosi testi dei surrealisti e testimonianze per ricreare gli ambienti così com'erano e per restaurarli.  



Nel 1964, tre anni prima della sua morte, avvenuta nel 1967, Magritte dipinse uno dei suoi quadri più misteriosi, Il figlio dell'uomo. Un uomo con un cappello a bombetta e un completo scuro, è ritratto con una mela verde sul viso. Per quale motivo, una mela verde nasconde il viso dell'uomo ritratto? Tutta la vita Magritte si è divertito a smontare la logica apparente delle cose. C'è una sua frase che esprime bene il senso e l'anima del suo pensiero surrealista che sta dietro ogni suo lavoro: "non vediamo che un solo lato delle cose. è proprio l’altro lato che io cerco di esprimere”. Forse ne "Le Fils de l'homme" Magritte vuole sovvertire l'apparenza, a favore dell'altra prospettiva: l'altro lato, quello nascosto,  che si ritrova nel viso-mela dell'uomo. L'oggetto, che domina in una posizione del tutto fuori dal comune, è frutto dell'immaginazione dell'artista che, come in tutti i suoi quadri, si diverte a sovvertire ogni logica e ogni credenza, perché la creatività e l'immaginazione non hanno limiti. Ed è forse questo che gli preme dimostrare.

Il 15 agosto 1967 muore a sessantanove anni nel suo letto, nella sua ultima casa, in rue des Mimosas, a Schaerbeek.



        
                                                    Il figlio dell'uomo, olio su tela, 1964


                                                      




INFORMAZIONI

CASA-MUSEO RENE MAGRITTE
Rue Esseghem 135, 1090 Bruxelles
Tel/Fax : 0032 (0) 2 428 26 26

Sito web: http://www.magrittemuseum.be
E-mail : info@magrittemuseum.be


Sito della Fondazione Magritte: http://www.magritte.be  

Orario : Aperto tutto l'anno da mercoledì a domenica dalle 10.00 alle 18.00
(chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio).


giovedì 27 febbraio 2014

La casa-museo di Salvador Dalì a Cadaqués






"Quando avevo sei anni volevo essere cuoco e a sette Napoleone. Da allora la mia ambizione è cresciuta senza arrestarsi"
                                                                 Salvador Dalì, Autobiografia. Vita segreta


Nel corso della sua vita, Salvador Dalì (1904-1989) lavorò in diversi ateliers, a cominciare da quello che si ricavò, da ragazzo, sulla terrazza della casa paterna di Figueres, per approdare a quello di Parigi, a Roquebrune, a New York e a tanti altri, perché Dalì era fondamentalmente un girovago, un nomade che ha vissuto e lavorato in molti luoghi del mondo. Ma lo studio più importante è senz'altro quello che sta nella sua casa di Portlligat, vicino a Cadaqués, nella sua Catalogna natale. Lì ha trascorso gran parte della sua vita, dal 1930 fino al 1982 quando, dopo la morte dell'amata consorte e musa, Gala, decise di ritirarsi nel castello di Púbol.

Di Portlligat Dalì disse: "Portlligat è il posto delle mie realizzazioni. E' il luogo perfetto per il mio lavoro. Tutto cospira perché sia così: il tempo trascorre più lentamente e ogni ora ha la sua giusta dimensione. C'è una tranquillità geologica: è un caso planetario unico". La casa e l'atelier di Portlligat, che si trova a circa 2 km da Cadaqués, erano costituiti in origine da una casetta di pescatori che era subito piaciuta a lui e a Gala per la bellezza del paesaggio, la tranquillità dei luoghi e la nitidezza della luce. Nel corso degli anni la dimora si ingrandì in modo labirintico, con l'aggiunta di edifici e stanze comunicanti, come un organismo vivente: "ad ogni nuovo impulso della nostra vita, corrispondeva una nuova cellula, una stanza". E' possibile visitare il laboratorio, la biblioteca, le camere e il giardino.




Oggi la casa-museo di Portlligat, insieme alle dimore di Figueres e Pubol, attrae un numero impressionante di visitatori, contribuendo a generare delle entrate pari a circa 10 milioni di euro l'anno. Secondo quanto riportato da "El Paìs", in un articolo del 24.02.2014, nel 2013 oltre un milione e mezzo di persone hanno visitato le case di Dalì di Figueres, Pubol e Portlligat. Perché il più famoso pittore catalano continua ad incuriosire, affascinare e attrarre milioni di persone che vengono da tutto il mondo per ammirare le sue opere. Le sue mostre seguitano a registrare il tutto esaurito e ad avere lunghe code di visitatori: la retrospettiva a lui dedicata, organizzata lo scorso anno, ha battuto ogni record, essendo stata vista da più di un milione di persone a Madrid e Parigi. Curiosamente, non è arrivata a Barcellona, dove è noto che non esiste una strada o una piazza che porti il suo nome. 





Le ragioni di questa dimenticanza sono da attribuire alla polemica suscitata dal testamento dell'artista che, dopo la sua morte avvenuta nel 1989, lasciò come erede universale di tutti i suoi beni lo stato spagnolo, annullando così il testamento precedente del 1980 che nominava come successori, in parti eguali, lo stato spagnolo e la Catalogna. Fu un colpo terribile per la Generalitat, il governo catalano, che vedeva così sfumare un patrimonio costituito da 700 quadri, 3000 disegni ed acquarelli, le case di Figueres e Portlligat, il castello di Pubol e alcuni terreni sulla costa, oltre ad alcune opere ultranote come Il grande masturbatore e L'enigma di Hitler. D'altra parte, Dalì non fu mai ben visto dagli intellettuali catalani, né dai nazionalisti che non dimenticavano la sua vicinanza a Franco e la sua condanna nei confronti dei nazionalismi.

Sul tetto della casa troneggiano le caratteristiche sculture a forma di uova bianche giganti che si possono ammirare anche a Figueres, nel Teatro-museo Dalì. La casa-museo si visita solo tramite prenotazione di cui bisogna munirsi per tempo. Il paesino di Portlligat, costituito da un piccolo golfo abitato in origine da soli pescatori e dalle caratteristiche case bianche, si gira a piedi e c'è un trenino che fa il giro dei luoghi d'interesse, partendo dal centro di Cadaqués.











INFORMAZIONI:
La casa-museo di Salvador Dalì a Portlligat
E-17488 Cadaqués
Prenotazioni tel. 0034 972 251015




domenica 16 febbraio 2014

La casa di Pablo Neruda a Isla Negra






"Mi casa, las paredes cuya madera fresca, recién cortada huele aún: destartalada casa de la frontera, que crujía a cada paso y silbaba en el viento de guerra del tiempo austral.."

"La mia casa, le pareti la cui legna fresca, tagliata da poco ancora profuma: sgangherata casa di frontiera, che scricchiolava ad ogni passo e fischiava con il vento bellicoso della stagione australe..."

                                                            "La casa" da Canto General, Pablo Neruda

La casa di Pablo Neruda (1904-1973) a Isla Negra è solo una delle tre dimore che il poeta, premio Nobel nel 1971, possedeva in Cile e che fanno parte della Fondazione a lui dedicata che si occupa di gestirle. Nel corso della sua vita, Neruda ha vissuto in numerose case sparse per il mondo e l'importanza che attribuiva loro è testimoniata da alcune delle sue liriche che vi fanno riferimento.

La casa di Isla Negra, sulla costa cilena, era la sua preferita, quella dove visse gli ultimi anni della sua vita insieme alla terza moglie, Matilde Urrutia, sua musa ispiratrice di numerose poesie. Era stata acquistata nel 1939 da un capitano spagnolo, di fede socialista, Eladio Sobrino. Doveva essere il suo rifugio, il suo buen retiro, di fronte all'oceano e ad una spiaggia di sabbia fina e bianca. Il posto ideale dove trovare la tranquillità necessaria per scrivere. I visitatori che pensano di trovare un'isola di sogno persa nel Pacifico, rischiano di rimanere delusi, o quantomeno sorpresi dall'estrema semplicità dei luoghi e della casa. 




Perché Isla Negra non è neanche un'isola: il nome le fu dato dal poeta per via delle rocce scure che attorniano il piccolo villaggio di fronte al mare e che contribuiscono a dare un senso di isolamento ai luoghi. Il posto si trova sulla costa cilena, a circa un centinaio di km e un 'ora e mezzo di tragitto da Santiago, e a 45 km da Valparaiso. Neruda amava molto il mare, la sua casa ha la forma di una barca e molti ninnoli e decorazioni ricordano il mare. La casa è piena di ricordi e di oggetti raccolti e collezionati da Neruda nel corso della sua vita.






La casa, in costruzione quando Neruda l'acquistò,  fu da lui completata con l'aggiunta di alcune costruzioni e stanze. Tra il salotto e la zona delle stanze da letto e della sala da pranzo c' è un'alta torre il cui piano inferiore è pieno di conchiglie. Al secondo piano sta la stanza da letto del poeta - di forma rotonda, con delle finestre che danno sul mare. In tutta la casa c'è una collezione di barche in miniatura e, in ognuna delle tre case cilene di Neruda, c'è una fotografia di Walt Whitman, che considerava il suo padre poetico.

Tutto l'arredo è composto da una serie di oggetti variopinti, tra cui conchiglie, polene, ceramiche, quadri, maschere africane che il poeta collezionava come trofei e pezzi di memoria della sua vita. Nella sua autobiografia "Confesso che ho vissuto" disse che nella sua casa aveva posto una collezione di piccoli e grandi giocattoli senza i quali non poteva vivere. Anche la casa era costruita come un giocattolo con cui divertirsi da mattina a sera.








A Isla Negra, colui che Garcia Marquez definiva "il più grande poeta del XX secolo", apprese del colpo di stato di Pinochet dell'11 settembre 1973 e della morte del suo amico Salvador Allende. Morì dodici giorni dopo - dopo aver scritto quello che pensava del golpe - in un ospedale di Santiago, il 23 settembre.Fu dapprima seppellito nel Cimitero Generale di Santiago, ma con il ritorno della democrazia, nel 1992, i suoi resti, insieme a quelli di sua moglie Matilde, furono trasferiti a Isla Negra.




Informazioni: 
calle Poeta Neruda, s/n
Isla Negra, El Quisco (Chile)
Tel. 0056 35 2461284
Orario: 
gennaio e febbraio, da mart. a dom., 10.00/20.00
da marzo a dicembre, da mart. a dom. 10.00/18.00
lunedì chiuso
 



domenica 9 febbraio 2014

La casa di Georgia O'Keeffe






"Nessuno vede i fiori - realmente - sono troppo piccoli - non abbiamo tempo, come per avere un amico.... Così mi sono detta - dipingerò quello che vedo - quello che il fiore è per me, ma lo dipingerò in grande e loro si sorprenderanno a perdere il loro tempo guardandoli - riuscirò a far sì che persino gli indaffarati newyorkesi si soffermino a vedere quello che io vedo dei fiori.."
  
                                                                                                                Georgia O'Keeffe


Durante la sua lunga vita, durata quasi un secolo, Georgia O'Keeffe (1887-1986) ritrasse spesso i fiori del deserto. Si tratta di tele di grandi dimensioni in cui il pistillo, ovvero l'apparato riproduttivo del fiore, è ingigantito, costituendo quasi un'entità a sé stante e autonoma. Il riferimento ai genitali è esplicito ma c'è dell'altro, c'è la ricerca delle sensazioni attraverso il corpo e i suoi organi tattili.

Rimasta lontana dalle correnti artistiche del suo tempo, fedele a sé stessa e alla sua visione del mondo, O'Keeffe ha ritratto le forme essenziali e primitive della natura. Nel 1916 incontra il celebre fotografo Alfred Stieglitz che le allestisce la prima mostra nella sua galleria d'arte; si sposano qualche anno più tardi, nel 1924.


Ma è dopo la morte di lui, nel 1946, che Georgia O'Keeffe si reca nel New Mexico a vivere: il paesaggio e i luoghi sono una fonte d'ispirazione per il suo lavoro. Ad Abiquiu c'è la sua nuova casa, dove si trasferisce lasciando New York e rimanendovi fino al 1984, quando, due anni prima della sua morte nel 1986, andò a vivere a Santa Fe. Il 1946 è anche l'anno in cui il MOMA (Museum of Modern Art) di New York le dedicò una mostra sul suo lavoro: fu la prima esposizione dedicata ad una donna artista.



La casa di Abiquiu è stata per lei amore a prima vista: infatti la scoprì agli inizi degli anni '30, durante un viaggio nel New Mexico, ma riuscì ad acquistarla dall'Arcidiocesi cattolica di Santa Fe, solo nel 1945, dopo circa un decennio di tentativi. Era una casa in rovina e per i quattro anni successivi all'acquisto, O'Keeffe si dedicò al suo restauro che fu supervisionato dalla sua amica, Maria Chabot. Sorge  su un promontorio sopra la strada principale e possiede una vista mozzafiato sulle montagne che fanno da scenario e che Georgia amava dipingere. La cucina, la camera da letto e lo studio di 5 000 m2 hanno delle finestre enormi che danno sull'esterno.


Nel 1977 il presidente americano, Gerald Ford, le assegnò la Presidential Medal of Freedom, la più alta onoreficenza per un cittadino americano. Il 6 marzo 1986, a Santa Fe, nel New Mexico, Georgia si spense a 98 anni. Tre anni dopo, nel 1989, la Georgia O'Keeffe Foundation divenne proprietaria e manager della casa di Abiquiu, che costituisce una delle più importanti case-studio di artisti del novecento, con oltre 1000 opere dell'artista. Tra i vari soggetti rappresentati, oltre ai famosissimi fiori, vi sono paesaggi, nature morte, nudi e paesaggi urbani, quadri astratti e crani animali sbiancati dal sole del deserto. O'Keeffe è riconosciuta come una delle madri del modernismo americano e conta tra le più influenti artiste del XX secolo.







INFORMAZIONI:

Indirizzo:
217, Johnson Street
Santa Fe, New Mexico 8750
Orari:
Domenica/Giovedì  10.00 - 17.00
Venerdì 10.00 - 19.00

Sabato 10.00 - 17.00
Email: info@okeeffemuseum.org