giovedì 27 febbraio 2014

La casa-museo di Salvador Dalì a Cadaqués






"Quando avevo sei anni volevo essere cuoco e a sette Napoleone. Da allora la mia ambizione è cresciuta senza arrestarsi"
                                                                 Salvador Dalì, Autobiografia. Vita segreta


Nel corso della sua vita, Salvador Dalì (1904-1989) lavorò in diversi ateliers, a cominciare da quello che si ricavò, da ragazzo, sulla terrazza della casa paterna di Figueres, per approdare a quello di Parigi, a Roquebrune, a New York e a tanti altri, perché Dalì era fondamentalmente un girovago, un nomade che ha vissuto e lavorato in molti luoghi del mondo. Ma lo studio più importante è senz'altro quello che sta nella sua casa di Portlligat, vicino a Cadaqués, nella sua Catalogna natale. Lì ha trascorso gran parte della sua vita, dal 1930 fino al 1982 quando, dopo la morte dell'amata consorte e musa, Gala, decise di ritirarsi nel castello di Púbol.

Di Portlligat Dalì disse: "Portlligat è il posto delle mie realizzazioni. E' il luogo perfetto per il mio lavoro. Tutto cospira perché sia così: il tempo trascorre più lentamente e ogni ora ha la sua giusta dimensione. C'è una tranquillità geologica: è un caso planetario unico". La casa e l'atelier di Portlligat, che si trova a circa 2 km da Cadaqués, erano costituiti in origine da una casetta di pescatori che era subito piaciuta a lui e a Gala per la bellezza del paesaggio, la tranquillità dei luoghi e la nitidezza della luce. Nel corso degli anni la dimora si ingrandì in modo labirintico, con l'aggiunta di edifici e stanze comunicanti, come un organismo vivente: "ad ogni nuovo impulso della nostra vita, corrispondeva una nuova cellula, una stanza". E' possibile visitare il laboratorio, la biblioteca, le camere e il giardino.




Oggi la casa-museo di Portlligat, insieme alle dimore di Figueres e Pubol, attrae un numero impressionante di visitatori, contribuendo a generare delle entrate pari a circa 10 milioni di euro l'anno. Secondo quanto riportato da "El Paìs", in un articolo del 24.02.2014, nel 2013 oltre un milione e mezzo di persone hanno visitato le case di Dalì di Figueres, Pubol e Portlligat. Perché il più famoso pittore catalano continua ad incuriosire, affascinare e attrarre milioni di persone che vengono da tutto il mondo per ammirare le sue opere. Le sue mostre seguitano a registrare il tutto esaurito e ad avere lunghe code di visitatori: la retrospettiva a lui dedicata, organizzata lo scorso anno, ha battuto ogni record, essendo stata vista da più di un milione di persone a Madrid e Parigi. Curiosamente, non è arrivata a Barcellona, dove è noto che non esiste una strada o una piazza che porti il suo nome. 





Le ragioni di questa dimenticanza sono da attribuire alla polemica suscitata dal testamento dell'artista che, dopo la sua morte avvenuta nel 1989, lasciò come erede universale di tutti i suoi beni lo stato spagnolo, annullando così il testamento precedente del 1980 che nominava come successori, in parti eguali, lo stato spagnolo e la Catalogna. Fu un colpo terribile per la Generalitat, il governo catalano, che vedeva così sfumare un patrimonio costituito da 700 quadri, 3000 disegni ed acquarelli, le case di Figueres e Portlligat, il castello di Pubol e alcuni terreni sulla costa, oltre ad alcune opere ultranote come Il grande masturbatore e L'enigma di Hitler. D'altra parte, Dalì non fu mai ben visto dagli intellettuali catalani, né dai nazionalisti che non dimenticavano la sua vicinanza a Franco e la sua condanna nei confronti dei nazionalismi.

Sul tetto della casa troneggiano le caratteristiche sculture a forma di uova bianche giganti che si possono ammirare anche a Figueres, nel Teatro-museo Dalì. La casa-museo si visita solo tramite prenotazione di cui bisogna munirsi per tempo. Il paesino di Portlligat, costituito da un piccolo golfo abitato in origine da soli pescatori e dalle caratteristiche case bianche, si gira a piedi e c'è un trenino che fa il giro dei luoghi d'interesse, partendo dal centro di Cadaqués.











INFORMAZIONI:
La casa-museo di Salvador Dalì a Portlligat
E-17488 Cadaqués
Prenotazioni tel. 0034 972 251015




domenica 16 febbraio 2014

La casa di Pablo Neruda a Isla Negra






"Mi casa, las paredes cuya madera fresca, recién cortada huele aún: destartalada casa de la frontera, que crujía a cada paso y silbaba en el viento de guerra del tiempo austral.."

"La mia casa, le pareti la cui legna fresca, tagliata da poco ancora profuma: sgangherata casa di frontiera, che scricchiolava ad ogni passo e fischiava con il vento bellicoso della stagione australe..."

                                                            "La casa" da Canto General, Pablo Neruda

La casa di Pablo Neruda (1904-1973) a Isla Negra è solo una delle tre dimore che il poeta, premio Nobel nel 1971, possedeva in Cile e che fanno parte della Fondazione a lui dedicata che si occupa di gestirle. Nel corso della sua vita, Neruda ha vissuto in numerose case sparse per il mondo e l'importanza che attribuiva loro è testimoniata da alcune delle sue liriche che vi fanno riferimento.

La casa di Isla Negra, sulla costa cilena, era la sua preferita, quella dove visse gli ultimi anni della sua vita insieme alla terza moglie, Matilde Urrutia, sua musa ispiratrice di numerose poesie. Era stata acquistata nel 1939 da un capitano spagnolo, di fede socialista, Eladio Sobrino. Doveva essere il suo rifugio, il suo buen retiro, di fronte all'oceano e ad una spiaggia di sabbia fina e bianca. Il posto ideale dove trovare la tranquillità necessaria per scrivere. I visitatori che pensano di trovare un'isola di sogno persa nel Pacifico, rischiano di rimanere delusi, o quantomeno sorpresi dall'estrema semplicità dei luoghi e della casa. 




Perché Isla Negra non è neanche un'isola: il nome le fu dato dal poeta per via delle rocce scure che attorniano il piccolo villaggio di fronte al mare e che contribuiscono a dare un senso di isolamento ai luoghi. Il posto si trova sulla costa cilena, a circa un centinaio di km e un 'ora e mezzo di tragitto da Santiago, e a 45 km da Valparaiso. Neruda amava molto il mare, la sua casa ha la forma di una barca e molti ninnoli e decorazioni ricordano il mare. La casa è piena di ricordi e di oggetti raccolti e collezionati da Neruda nel corso della sua vita.






La casa, in costruzione quando Neruda l'acquistò,  fu da lui completata con l'aggiunta di alcune costruzioni e stanze. Tra il salotto e la zona delle stanze da letto e della sala da pranzo c' è un'alta torre il cui piano inferiore è pieno di conchiglie. Al secondo piano sta la stanza da letto del poeta - di forma rotonda, con delle finestre che danno sul mare. In tutta la casa c'è una collezione di barche in miniatura e, in ognuna delle tre case cilene di Neruda, c'è una fotografia di Walt Whitman, che considerava il suo padre poetico.

Tutto l'arredo è composto da una serie di oggetti variopinti, tra cui conchiglie, polene, ceramiche, quadri, maschere africane che il poeta collezionava come trofei e pezzi di memoria della sua vita. Nella sua autobiografia "Confesso che ho vissuto" disse che nella sua casa aveva posto una collezione di piccoli e grandi giocattoli senza i quali non poteva vivere. Anche la casa era costruita come un giocattolo con cui divertirsi da mattina a sera.








A Isla Negra, colui che Garcia Marquez definiva "il più grande poeta del XX secolo", apprese del colpo di stato di Pinochet dell'11 settembre 1973 e della morte del suo amico Salvador Allende. Morì dodici giorni dopo - dopo aver scritto quello che pensava del golpe - in un ospedale di Santiago, il 23 settembre.Fu dapprima seppellito nel Cimitero Generale di Santiago, ma con il ritorno della democrazia, nel 1992, i suoi resti, insieme a quelli di sua moglie Matilde, furono trasferiti a Isla Negra.




Informazioni: 
calle Poeta Neruda, s/n
Isla Negra, El Quisco (Chile)
Tel. 0056 35 2461284
Orario: 
gennaio e febbraio, da mart. a dom., 10.00/20.00
da marzo a dicembre, da mart. a dom. 10.00/18.00
lunedì chiuso
 



domenica 9 febbraio 2014

La casa di Georgia O'Keeffe






"Nessuno vede i fiori - realmente - sono troppo piccoli - non abbiamo tempo, come per avere un amico.... Così mi sono detta - dipingerò quello che vedo - quello che il fiore è per me, ma lo dipingerò in grande e loro si sorprenderanno a perdere il loro tempo guardandoli - riuscirò a far sì che persino gli indaffarati newyorkesi si soffermino a vedere quello che io vedo dei fiori.."
  
                                                                                                                Georgia O'Keeffe


Durante la sua lunga vita, durata quasi un secolo, Georgia O'Keeffe (1887-1986) ritrasse spesso i fiori del deserto. Si tratta di tele di grandi dimensioni in cui il pistillo, ovvero l'apparato riproduttivo del fiore, è ingigantito, costituendo quasi un'entità a sé stante e autonoma. Il riferimento ai genitali è esplicito ma c'è dell'altro, c'è la ricerca delle sensazioni attraverso il corpo e i suoi organi tattili.

Rimasta lontana dalle correnti artistiche del suo tempo, fedele a sé stessa e alla sua visione del mondo, O'Keeffe ha ritratto le forme essenziali e primitive della natura. Nel 1916 incontra il celebre fotografo Alfred Stieglitz che le allestisce la prima mostra nella sua galleria d'arte; si sposano qualche anno più tardi, nel 1924.


Ma è dopo la morte di lui, nel 1946, che Georgia O'Keeffe si reca nel New Mexico a vivere: il paesaggio e i luoghi sono una fonte d'ispirazione per il suo lavoro. Ad Abiquiu c'è la sua nuova casa, dove si trasferisce lasciando New York e rimanendovi fino al 1984, quando, due anni prima della sua morte nel 1986, andò a vivere a Santa Fe. Il 1946 è anche l'anno in cui il MOMA (Museum of Modern Art) di New York le dedicò una mostra sul suo lavoro: fu la prima esposizione dedicata ad una donna artista.



La casa di Abiquiu è stata per lei amore a prima vista: infatti la scoprì agli inizi degli anni '30, durante un viaggio nel New Mexico, ma riuscì ad acquistarla dall'Arcidiocesi cattolica di Santa Fe, solo nel 1945, dopo circa un decennio di tentativi. Era una casa in rovina e per i quattro anni successivi all'acquisto, O'Keeffe si dedicò al suo restauro che fu supervisionato dalla sua amica, Maria Chabot. Sorge  su un promontorio sopra la strada principale e possiede una vista mozzafiato sulle montagne che fanno da scenario e che Georgia amava dipingere. La cucina, la camera da letto e lo studio di 5 000 m2 hanno delle finestre enormi che danno sull'esterno.


Nel 1977 il presidente americano, Gerald Ford, le assegnò la Presidential Medal of Freedom, la più alta onoreficenza per un cittadino americano. Il 6 marzo 1986, a Santa Fe, nel New Mexico, Georgia si spense a 98 anni. Tre anni dopo, nel 1989, la Georgia O'Keeffe Foundation divenne proprietaria e manager della casa di Abiquiu, che costituisce una delle più importanti case-studio di artisti del novecento, con oltre 1000 opere dell'artista. Tra i vari soggetti rappresentati, oltre ai famosissimi fiori, vi sono paesaggi, nature morte, nudi e paesaggi urbani, quadri astratti e crani animali sbiancati dal sole del deserto. O'Keeffe è riconosciuta come una delle madri del modernismo americano e conta tra le più influenti artiste del XX secolo.







INFORMAZIONI:

Indirizzo:
217, Johnson Street
Santa Fe, New Mexico 8750
Orari:
Domenica/Giovedì  10.00 - 17.00
Venerdì 10.00 - 19.00

Sabato 10.00 - 17.00
Email: info@okeeffemuseum.org