mercoledì 26 agosto 2015

La casa-museo di Maurice Ravel





"Mi sono così abituato alla solitudine, un pò mortifera è vero, ma che non mi disturba, che vi chiederò di prendere informazioni su una casupola ad almeno trenta chilometri da Parigi.."

                                Maurice Ravel, Lettera alla signorina Marnold del 21 marzo 1917

La casa "le Belvédère" dove Maurice Ravel (1875-1937) decide di ritirarsi a vivere, nel 1921, si trova a Montfort-l'Amaury, vicino alla foresta di Rambouillet. La casa, acquistata per 20.000 franchi, ha in origine quattro stanze senza riscaldamento. Ravel si occupa attivamente della ristrutturazione e la trasforma in un'elegante villa di dieci stanze. Dopo la prima guerra mondiale, Ravel, che era stato riformato  a causa della costituzione gracile e dello scarso peso "mi mancano 2 kg per avere diritto a prendere parte a questa lotta splendida", vaga di casa in casa. Dapprima ospite presso Madame Dreyfus, la sua madrina, poi dal fratello Edouard e infine dall'amico poeta Ferdinand Hérold.

Quando sembrava avere perso la speranza di trovare una dimora che gli andasse bene: "a volte penso ad un meraviglioso convento in Spagna, ma senza la fede, sarebbe veramente stupido", scopre finalmente la casa dei suoi sogni a Montfort-l'Amaury, un pittoresco villaggio vicino alla foresta di Rambouillet, nel dipartimento degli Yvelines, nel cuore dell'Ile-de-France. La villa, in collina, ha una bellissima vista sulla vallata e sul paese. Ravel si è occupato di ristrutturarla e di installare il riscaldamento centralizzato, il telefono e l'elettricità. Ridisegna anche il giardino giapponese, che costituisce l'anima della casa, con la sua fontana, le piante rare, gli alberi nani e i sassi sapientemente ordinati.




E' in questa casa che l'artista ha composto alcuni lavori importanti come L'Enfant et les sortilèges, opera redatta tra il 1919 e il 1925 con la collaborazione della scrittrice Colette per il libretto, la Sonata per violino e piano (1923-27), i due Concerti pianistici (1929-30) e il famoso Bolero (1928), commissionatogli dalla ballerina russa Ida Rubinstein e da lui definito come "una composizione per orchestra senza musica". A partire dal 1927, Ravel è colpito da una strana forma di demenza: ha 52 anni ed è all'apice della sua carriera. Insieme a Stravinski è il musicista più famoso al mondo, ma la neuropatia che lo affligge gli fa perdere lentamente la capacità di parlare, di scrivere e di suonare il piano. Anche se non può suonare, può però continuare a comporre e il famoso Concerto per piano per mano sinistra scritto per l'amico Paul Wittgenstein, fratello del filosofo Ludwig e mutilato di guerra, è del 1930. Negli ultimi anni sono apparsi numerosi articoli scientifici che hanno cercato di fare luce sulla malattia di Ravel e su come essa potrebbe avere influito sulle opere da lui composte.




Come racconta molto bene Jean Echenoz nel suo romanzo breve "Ravel", pubblicato da Adelphi nel 2007, gli ultimi anni della sua vita sono particolarmente duri per l'artista che viene persino sottoposto nel 1937 ad un'operazione al cervello per tentare di arginare la sua malattia. Muore dieci giorni dopo essere stato operato, "gli mettono addosso il frac, gilet bianco, collo rigido e aletta, papillon bianco, guanti chiari, non lascia testamento, non restano né immagini filmate, né registrazioni della sua voce."





LA CASA-MUSEO DI MAURICE RAVEL
5, Rue Maurice Ravel
78490 Montfort-L'Amaury
Tel. 0033 1 34868796
Visite guidate su prenotazione obbligatoria
Sito web del museo:
http://www.ville-montfort-l-amaury.fr/La-maison-musee-de-Maurice-Ravel

mercoledì 19 agosto 2015

La casa di Gaetano Donizetti a Roma





"Nacqui sotto terra in Borgo Canale. Scendevasi per una scala di cantina ov'ombra di luce non mai penetrò. E siccome gufo presi il mio volo, portando a me stesso or triste or felice presagio, non incoraggito dal mio povero padre che ripeteami sempre, è impossibile che tu vada a Napoli, che tu vada a Vienna".

                                                                                                         Gaetano Donizetti


Gaetano Donizetti (1797-1848) visse a Roma dal 1828 al 1837 in pieno centro, vicino alla fontana di Trevi, in via delle Muratte n°78. Una lapide in marmo ricorda il soggiorno romano dell'artista bergamasco, al quale il poeta Giuseppe Gioacchino Belli fa allusione in un sonetto intitolato "Er Teatro Valle", del 6 febbraio 1832, dove lo chiama con il soprannome che gli era stato dato all'epoca "Dozzinetti", per via del gran numero delle opere che componeva. "Ogni tanto però da li parchetti se sentiva a rripète un tibbidoi d'apprausi ar machinista e a Dozzinetti."

Durante il periodo romano compose diverse opere importanti: "Anna Bolena" (1830), "L'Elisir d'amore" (1832), "Lucrezia Borgia" (1833), "Torquato Tasso" (1833), "Lucia di Lammermoor" (1835): quest'ultima opera gli diede la fama internazionale. La lapide fu apposta dal Comune di Roma nel 1876, pochi anni dopo l'unità d'Italia e a quasi trent'anni di distanza dalla morte del musicista, sopraggiunta nel 1848, durante la prima guerra d'Indipendenza, a soli cinquant'anni. Il suo legato comprende 66 opere teatrali, 1 miserere, 3 messe, 2 Ave Maria, 1 oratorio, 6 cantate, 3 inni, 8 raccolte di pezzi vocali e diverse musiche orchestrali e da camera.




Era nato a Bergamo nel 1797 da una famiglia povera, in un seminterrato composto da due stanzette umide; la stanza da letto e la cucina con un semplice caminetto, accanto a una carbonaia e una ghiacciaia. Penultimo di sei figli, suo padre lavorava come portiere del Monte dei Pegni di Bergamo: lo mandò a studiare, lui e il fratello Giuseppe, in una scuola di musica a carattere professionale che si era appena aperta a Bergamo, nel 1806. E lì dimostrò subito le sue innate capacità che lo portarono a perfezionarsi qualche anno dopo al liceo musicale di Bologna, dove iniziò a comporre febbrilmente numerose opere.

La casa natale di Donizetti a Bergamo, è stata ristrutturata qualche anno fa:  riaperta nel 2009, dopo circa un anno e mezzo di lavori per una spesa complessiva di circa un milione di Euro, finanziati dal Comune di Bergamo e dalla Banca del Monte di Lombardia che ha contribuito ai restauri con circa 200mila Euro. Sono stati aggiunti due piani superiori con una sala concerti e una sala conferenze con sessanta posti a sedere e un pianoforte a coda.


                                    Ritratto di Gaetano Donizetti di Giuseppe Rillosi 1847-1848




LA CASA-MUSEO DI GAETANO DONIZETTI
Via Borgo Canale n°14, 24129 Bergamo
Orario: sabato e domenica 10-13.00/15.00-18.00
Da lunedì a venerdì visite su prenotazione
Info: http://www.donizetti.org