venerdì 11 dicembre 2015

Hans Christian Andersen a Roma






                                  "Roma ha aperto i miei occhi alla bellezza"

                                                                                                Hans Christian Andersen

Come tanti altri artisti stranieri prima e dopo di lui, anche Hans Christian Andersen (1805-1875) visse a Roma, in una casa al numero 104 di via Sistina, non lontano dalla casa dove risiedette Gogol. Una targa in marmo ci ricorda il suo soggiorno romano. Lo scrittore danese vi rimase un anno, dal 1833 al 1834, e durante quel periodo ebbe l'ispirazione per scrivere il suo primo romanzo "L'improvvisatore", pubblicato nel 1835, in cui si parla di un viaggio in Italia che il protagonista, un giovane ragazzo povero di nome Antonio, che ha diverse analogie con lo scrittore danese, fa visitando Roma, Napoli, Ercolano, Sorrento e diverse altre mete. Questo libro diede la notorietà internazionale ad Andersen, ancora prima delle sue celebri Fiabe.

A Roma in quel tempo viveva una colonia scandinava di artisti, tra cui figuravano personalità come lo scultore Thorwaldsen (1770-1844), il drammaturgo Ibsen (1828-1906), il poeta Atterhom  (1790-1855) ed altri che si riunivano al Caffè Greco, incontrandosi con scrittori e artisti stranieri, tra cui Goethe, Gogol, Byron e Liszt. Per Andersen, che era un viaggiatore instancabile, la sosta a Roma rappresentava il secondo di una serie di quasi trenta viaggi all'estero, in giro per l'Europa, e il richiamo verso il fascino esotico del sud e la bellezza dei suoi paesaggi e colori, nonché del suo patrimonio artistico.


   


Tante sono le amicizie con le personalità artistiche del tempo: i fratelli Grimm, il poeta Heine, Victor Hugo, Dumas padre, Dickens e i compositori Schumann, Mendelssohn e Liszt.

Chi volesse visitare la casa natale dello scrittore danese, dovrebbe recarsi in Danimarca, a Odense, nel cui centro storico si trova il museo Hans Christian Andersen: aperto nel 1908, costituisce uno dei musei più antichi dedicati ad uno scrittore. Poco prima di morire, il 4 agosto del 1876, fu acclamato in Inghilterra come il più grande scrittore vivente. Il suo funerale, celebrato nella cattedrale di Odense, fu imponente, per un uomo che era nato in una famiglia molto povera ed era diventato di casa in molte famiglie regnanti. Si racconta che prima di morire incaricò un musicista di comporre una musica per il suo funerale che doveva avere un ritmo lento, simile ai piccoli passi dei bambini, i suoi più fedeli lettori.


                                            
                                                        Constantin Hansen, ritratto di H. C. Andersen, 1836





  

                                    La casa natale Museo di H.C. Andersen, a Odense, Danimarca




lunedì 19 ottobre 2015

La casa di Oscar Niemeyer





"Non è l'angolo retto che mi attrae né la linea diritta, dura e inflessibile, creata dall'uomo. Quello che mi affascina è la curva libera e sensuale: la curva che trovo sulle montagne del mio Paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle onde dell'oceano, nelle nuvole del cielo e nel corpo della donna amata".

                                                                                                          Oscar Niemeyer


Tra le varie case in cui ha vissuto Oscar Niemeyer (Rio de Janeiro 1907 - Rio de Janeiro 2012),  descritte nel suo libro "Casas onde morei" (Case dove ho vissuto), la Casa das Canoas, a Rio de Janeiro, è senz'altro quella più famosa: l'architetto brasiliano la creò tra il 1951 e il 1953 per andarci a vivere con la sua famiglia. E' un capolavoro nelle sue linee curve e pulite, e nella semplicità ed eleganza delle forme che si avvolgono nello spazio.

In una recente intervista al "Paìs" dello scorso luglio, la sua grande ammiratrice, Zaha Hadid, anch'essa vincitrice del prestigioso premio Pritzker per l'architettura (prima donna a vincerlo nel 2004; Niemeyer lo aveva vinto nel 1986) parlava del "talento innato per la sensualità" di Niemeyer, dovuto alle linee morbide delle sue creazioni architettoniche costruite con il cemento armato che dànno l'impressione che i suoi progetti siano venuti fuori da un tratto continuo sul foglio che non conosce sforzi, né interruzioni, né correzioni.




Dei suoi disegni aveva dichiarato: "Preferisco la curva arrotondata. E' simile alla forma umana. Un giorno Le Corbusier mi ha detto: quando disegni hai le montagne di Rio davanti agli occhi".

Era nato il 15 dicembre 1907 a Rio de Janeiro, in una famiglia borghese di origini portoghesi, tedesche e arabe. Il cognome che finirà per adottare, Niemeyer, è quello della madre ed è tedesco. Durante gli anni della dittatura in Brasile (1961-1985), lui, comunista, fu costretto ad espatriare in Europa, a Parigi. Con la vincita del premio Pritzker nel 1986, poté ritornare finalmente nel suo paese. La sua fama internazionale è dovuta alla progettazione, tra gli innumerevoli lavori, del palazzo delle Nazioni Unite a New York, e alla creazione insieme all'urbanista Lucio Costa della città di Brasilia di cui progettò i principali edifici.




Quando muore, a 104 anni, dieci giorni prima di compiere i 105 anni,  la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, fissa tre giorni di lutto nazionale e lamenta la scomparsa di uno dei "geni" del Brasile, uomo "rivoluzionario" che ha sempre sognato una società più egualitaria. I funerali si sono svolti nel palazzo presidenziale di Brasilia che lui stesso aveva progettato.
Lascia oltre 600 opere eseguite nell'arco di circa 70 anni di lavoro, di cui diverse sono in Europa. In Francia, dove aveva vissuto molti anni, quando era fuggito dalla dittatura nel suo paese, ha lasciato una ventina di edifici, tra cui la famosa sede del partito comunista a Parigi (1965).











CASA DAS CANOAS
Fondazione Niemeyer. Rio de Janeiro
Info: La Casa das Canoas è proprietà privata della famiglia Niemeyer ma è visitabile. Al momento ci sono dei lavori di manutenzione e la casa è chiusa. La riapertura è prevista per dicembre 2015.
Sito web:    http://www.niemeyer.org.br/fundacao/locais/casa-das-canoas


domenica 20 settembre 2015

Il palazzo di Federico Zuccari a Roma





"V'è raccolta, è vero?, come un'essenza in un vaso, tutta la sovrana dolcezza di Roma".
                                                                                     Gabriele D'Annunzio, "Il piacere"


Ogni volta che passo per via Gregoriana, non posso fare a meno di fermarmi davanti alla "Casa dei mostri" dove rimango ad  osservare per diversi minuti la facciata, con l'enorme bocca spalancata sulla strada, come se fosse la prima volta. Il portone e le finestre a forma di mascheroni grotteschi non mi lasciano mai indifferente. E' senz'altro la costruzione più bizzarra e originale che abbiamo a Roma. Si tratta del portone laterale di palazzo Zuccari, la cui facciata principale dà sul piazzale Trinità dei Monti, dove confluiscono via Sistina e via Gregoriana.




Federico Zuccari (1540-1609) decise di costruire questo elegante palazzetto per celebrare la sua fama di artista internazionale, ma anche il suo gusto estetico, il suo estro e la sua creatività. Nel 1590 comprò il lotto di terreno dove costruì la sua casa: la posizione era invidiabile, panoramica e con affaccio su Trinità dei Monti.
Lì sarebbe dovuta vivere la sua numerosa famiglia e in seguito sarebbe diventata una residenza per artisti italiani e stranieri. All'interno vi sono una serie di sale affrescate e decorate dallo stesso Zuccari e dai suoi aiuti.

Immortalato nel libro "Il piacere" di D'Annunzio, dove il protagonista, Andrea Sperelli, vi abita, nel corso dei secoli vi hanno soggiornato numerose personalità illustri, a cominciare dalla regina di Polonia, Maria Casimira, che affittò il palazzetto agli inizi del '700, facendovi numerosi lavori di ampliamento, agli artisti Winckelmann, Louis David, Reynolds, per citarne solo alcuni. Alla morte di Federico, nel 1609, il testamento prevedeva infatti che la dimora fosse destinata quale residenza per "poveri, giovani pittori oltramontani". Ma gli artisti vi soggiornarono a periodi alterni; dato che Federico Zuccari aveva lasciato numerosi debiti, le sue ultime volontà non furono eseguite e il palazzo ebbe numerosi affittuari illustri.

Attualmente vi ha sede la Biblioteca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell'arte, che è nata grazie alla donazione dell'ultima proprietaria del palazzo, Henriette Hertz (1846-1913), una donna colta e ricca, che aveva aperto le porte del suo salotto a tutti gli studiosi, letterati, diplomatici e artisti di passaggio nella città eterna e che decise di fondare un'istituzione per gli studi storico artistici. La sua biblioteca personale, insieme ai 12.000 scatti della sua collezione di fotografie, hanno costituito il nucleo originario dell'attuale Biblioteca Hertziana che conta attualmente oltre 800.000 fotografie e 307.000 volumi sull'arte italiana dal Medioevo all'età moderna.


Per informazioni sulle visite guidate a palazzo Zuccari:



mercoledì 26 agosto 2015

La casa-museo di Maurice Ravel





"Mi sono così abituato alla solitudine, un pò mortifera è vero, ma che non mi disturba, che vi chiederò di prendere informazioni su una casupola ad almeno trenta chilometri da Parigi.."

                                Maurice Ravel, Lettera alla signorina Marnold del 21 marzo 1917

La casa "le Belvédère" dove Maurice Ravel (1875-1937) decide di ritirarsi a vivere, nel 1921, si trova a Montfort-l'Amaury, vicino alla foresta di Rambouillet. La casa, acquistata per 20.000 franchi, ha in origine quattro stanze senza riscaldamento. Ravel si occupa attivamente della ristrutturazione e la trasforma in un'elegante villa di dieci stanze. Dopo la prima guerra mondiale, Ravel, che era stato riformato  a causa della costituzione gracile e dello scarso peso "mi mancano 2 kg per avere diritto a prendere parte a questa lotta splendida", vaga di casa in casa. Dapprima ospite presso Madame Dreyfus, la sua madrina, poi dal fratello Edouard e infine dall'amico poeta Ferdinand Hérold.

Quando sembrava avere perso la speranza di trovare una dimora che gli andasse bene: "a volte penso ad un meraviglioso convento in Spagna, ma senza la fede, sarebbe veramente stupido", scopre finalmente la casa dei suoi sogni a Montfort-l'Amaury, un pittoresco villaggio vicino alla foresta di Rambouillet, nel dipartimento degli Yvelines, nel cuore dell'Ile-de-France. La villa, in collina, ha una bellissima vista sulla vallata e sul paese. Ravel si è occupato di ristrutturarla e di installare il riscaldamento centralizzato, il telefono e l'elettricità. Ridisegna anche il giardino giapponese, che costituisce l'anima della casa, con la sua fontana, le piante rare, gli alberi nani e i sassi sapientemente ordinati.




E' in questa casa che l'artista ha composto alcuni lavori importanti come L'Enfant et les sortilèges, opera redatta tra il 1919 e il 1925 con la collaborazione della scrittrice Colette per il libretto, la Sonata per violino e piano (1923-27), i due Concerti pianistici (1929-30) e il famoso Bolero (1928), commissionatogli dalla ballerina russa Ida Rubinstein e da lui definito come "una composizione per orchestra senza musica". A partire dal 1927, Ravel è colpito da una strana forma di demenza: ha 52 anni ed è all'apice della sua carriera. Insieme a Stravinski è il musicista più famoso al mondo, ma la neuropatia che lo affligge gli fa perdere lentamente la capacità di parlare, di scrivere e di suonare il piano. Anche se non può suonare, può però continuare a comporre e il famoso Concerto per piano per mano sinistra scritto per l'amico Paul Wittgenstein, fratello del filosofo Ludwig e mutilato di guerra, è del 1930. Negli ultimi anni sono apparsi numerosi articoli scientifici che hanno cercato di fare luce sulla malattia di Ravel e su come essa potrebbe avere influito sulle opere da lui composte.




Come racconta molto bene Jean Echenoz nel suo romanzo breve "Ravel", pubblicato da Adelphi nel 2007, gli ultimi anni della sua vita sono particolarmente duri per l'artista che viene persino sottoposto nel 1937 ad un'operazione al cervello per tentare di arginare la sua malattia. Muore dieci giorni dopo essere stato operato, "gli mettono addosso il frac, gilet bianco, collo rigido e aletta, papillon bianco, guanti chiari, non lascia testamento, non restano né immagini filmate, né registrazioni della sua voce."





LA CASA-MUSEO DI MAURICE RAVEL
5, Rue Maurice Ravel
78490 Montfort-L'Amaury
Tel. 0033 1 34868796
Visite guidate su prenotazione obbligatoria
Sito web del museo:
http://www.ville-montfort-l-amaury.fr/La-maison-musee-de-Maurice-Ravel

mercoledì 19 agosto 2015

La casa di Gaetano Donizetti a Roma





"Nacqui sotto terra in Borgo Canale. Scendevasi per una scala di cantina ov'ombra di luce non mai penetrò. E siccome gufo presi il mio volo, portando a me stesso or triste or felice presagio, non incoraggito dal mio povero padre che ripeteami sempre, è impossibile che tu vada a Napoli, che tu vada a Vienna".

                                                                                                         Gaetano Donizetti


Gaetano Donizetti (1797-1848) visse a Roma dal 1828 al 1837 in pieno centro, vicino alla fontana di Trevi, in via delle Muratte n°78. Una lapide in marmo ricorda il soggiorno romano dell'artista bergamasco, al quale il poeta Giuseppe Gioacchino Belli fa allusione in un sonetto intitolato "Er Teatro Valle", del 6 febbraio 1832, dove lo chiama con il soprannome che gli era stato dato all'epoca "Dozzinetti", per via del gran numero delle opere che componeva. "Ogni tanto però da li parchetti se sentiva a rripète un tibbidoi d'apprausi ar machinista e a Dozzinetti."

Durante il periodo romano compose diverse opere importanti: "Anna Bolena" (1830), "L'Elisir d'amore" (1832), "Lucrezia Borgia" (1833), "Torquato Tasso" (1833), "Lucia di Lammermoor" (1835): quest'ultima opera gli diede la fama internazionale. La lapide fu apposta dal Comune di Roma nel 1876, pochi anni dopo l'unità d'Italia e a quasi trent'anni di distanza dalla morte del musicista, sopraggiunta nel 1848, durante la prima guerra d'Indipendenza, a soli cinquant'anni. Il suo legato comprende 66 opere teatrali, 1 miserere, 3 messe, 2 Ave Maria, 1 oratorio, 6 cantate, 3 inni, 8 raccolte di pezzi vocali e diverse musiche orchestrali e da camera.




Era nato a Bergamo nel 1797 da una famiglia povera, in un seminterrato composto da due stanzette umide; la stanza da letto e la cucina con un semplice caminetto, accanto a una carbonaia e una ghiacciaia. Penultimo di sei figli, suo padre lavorava come portiere del Monte dei Pegni di Bergamo: lo mandò a studiare, lui e il fratello Giuseppe, in una scuola di musica a carattere professionale che si era appena aperta a Bergamo, nel 1806. E lì dimostrò subito le sue innate capacità che lo portarono a perfezionarsi qualche anno dopo al liceo musicale di Bologna, dove iniziò a comporre febbrilmente numerose opere.

La casa natale di Donizetti a Bergamo, è stata ristrutturata qualche anno fa:  riaperta nel 2009, dopo circa un anno e mezzo di lavori per una spesa complessiva di circa un milione di Euro, finanziati dal Comune di Bergamo e dalla Banca del Monte di Lombardia che ha contribuito ai restauri con circa 200mila Euro. Sono stati aggiunti due piani superiori con una sala concerti e una sala conferenze con sessanta posti a sedere e un pianoforte a coda.


                                    Ritratto di Gaetano Donizetti di Giuseppe Rillosi 1847-1848




LA CASA-MUSEO DI GAETANO DONIZETTI
Via Borgo Canale n°14, 24129 Bergamo
Orario: sabato e domenica 10-13.00/15.00-18.00
Da lunedì a venerdì visite su prenotazione
Info: http://www.donizetti.org


venerdì 10 luglio 2015

La dacia di Boris Pasternak a Peredelkino




                "L'arte non è pensabile senza rischio e sacrificio spirituale di sé".    
                                                                                           
                                                                                                   Boris Pasternak

La casa di Boris Pasternak (1890-1960) si trova nei boschi di Peredelkino, un villaggio di artisti a circa 25 km da Mosca. E' in questa dacia che lo scrittore premio Nobel visse dal 1939 fino alla sua morte avvenuta nel 1960. Ricordato in tutto il mondo principalmente per il suo libro "Il dottor Zivago" dal quale è stato tratto il celeberrimo film con Julie Christie e Omar Sharif, Pasternak, oltre ad essere un grande scrittore, è anche un grande poeta, le cui poesie sono molto apprezzate in Russia e non solo.


Per raggiungere Peredelkino, si può prendere un treno dalla stazione Kievsky Vokzal di Mosca che impiega circa 20 minuti per arrivare a destinazione. Su quel treno Pasternak viaggiava spesso, tanto da intitolare una raccolta delle sue poesie, apparsa nel 1943, "Sui treni mattutini", dove racconta le sue trasferte mattiniere da Peredelniko a Mosca.




La casa al numero 3 di via Pavlenko è aperta ogni giorno dalle 10 alle 16: costruita su due piani, ha degli interni sobri, dipinti in bianco e marrone. La veranda luminosa, che accoglie i visitatori con il suo tavolo apparecchiato con tazze e samovar, affaccia sul giardino che circonda la casa. Nella stanza da letto dell'artista, piuttosto spoglia, e nello studio vi sono ancora i suoi stivali, cappotto e cappello così come li lasciò.

Nel 1958 gli fu assegnato il premio Nobel per la poesia e la letteratura; a quel tempo il "Dottor Zivago" non era pubblicato in Russia, dove era stato pesantemente attaccato, e circolava clandestinamente come tanti altri samizdat, i libri proibiti che venivano stampati artigianalmente per circolare di nascosto. E' sotto questa forma che arrivò nelle mani dell'editore Giangiacomo Feltrinelli che, all'epoca aveva 31 anni, ebbe il merito di pubblicarlo per primo, in Italia, nel 1957, facendolo diventare immediatamente un best-seller mondiale. Le vicende rocambolesche riguardanti la pubblicazione del libro sono note; il libro che era stato oggetto di una violenta campagna di denigrazione in Unione Sovietica (Pasternak fu espulso dall'Unione degli Scrittori) spinse il suo autore a rinunciare al premio, nell'ottobre del 1958, con un telegramma rivolto all'Accademia di Svezia, premio che gli fu però assegnato lo stesso anno, nonostante il suo rifiuto.

Dopo la morte di Pasternak, la sua dacia divenne un museo non ufficiale: è solo il 10 febbraio 1990, in occasione dell'anniversario dei 100 anni della nascita dello scrittore, che la casa-museo venne aperta al pubblico ed ogni cosa sembrò tornare al suo posto, com' era ai tempi di Pasternak. I quadri, le stampe e i disegni fatti dal padre, Leonid Osipovic, un noto pittore, acquistato dallo stesso Tolstoi, sono tuttora appesi alle pareti della casa, in cui aleggia lo stile del suo antico proprietario, improntato ad una grande semplicità.





LA CASA-MUSEO DI BORIS PASTERNAK
3, via Pavlenko. Peredelkino
Orario: mart-merc 10.00-16.00
             giov-ven    10.00-17.00
             sab-dom    10.00-17.00
La biglietteria chiude mezz'ora prima della chiusura del museo
Sito web (in russo): http://pasternakmuseum.ru/
Pagina Facebook (in russo) sul museo: https://www.facebook.com/kunzewogw
Pagina Facebook su Pasternak in inglese con informazioni sulla casa- museo: https://www.facebook.com/BorisPasternakAuthor?fref=ts
Email: pasternakmuz@mail.ru 



venerdì 15 maggio 2015

Henrik Ibsen a Roma




"Come è magnifica la natura quaggiù, è un'armonia indescrivibile nelle forme e nei colori. Talora me ne sto mezze giornate disteso tra le tombe della via Latina o sull'Antica via Appia e credo che si tratta di un ozio che non è proprio una perdita di tempo".

                                                                                                       Henrik Ibsen, Lettera

Il soggiorno di Henrik Ibsen (1828-1906) a Roma è ricordato da una targa posta sulla facciata dell'Hotel Cecil, in via Francesco Crispi, 55, a due passi da Trinità dei Monti. E' qui che alloggiò e scrisse il dramma Brand (1865) ed ebbe l'ispirazione per scrivere Peer Gynt (1867) che fu poi messo in musica dal celebre compositore Eduard Grieg (1843-1907).  Il drammaturgo norvegese era arrivato a Roma nel 1864, dopo aver visitato Genova, Venezia, Livorno, Milano... di quest'ultima era rimasto ammirato dall'architettura gotica del Duomo ed aveva scritto: "Per me il Duomo di Milano è la cosa più strabiliante che in questo campo possa immaginare".

Come tanti altri illustri viaggiatori del suo tempo, Ibsen era venuto nel Belpaese per ammirarne l'arte, la storia e la bellezza dei luoghi; vi trovò l'atmosfera ideale per lavorare e rimase in Italia per molti anni. Durante il suo soggiorno romano, in estate scappava dalla calura della città per rifugiarsi nella fresca quiete della campagna dei castelli romani. In occasione di un secondo soggiorno in Italia, dal 1879 al 1883, compose Casa di bambola (1879) e Spettri (1881) .  




Coloro che desiderano visitare la sua casa, devono recarsi ad Oslo, in Arbins gate 1; lì si trova la casa-museo dedicata a colui che è mondialmente considerato - insieme a Shakespeare - il padre della drammaturgia moderna. Vi ha trascorso gli ultimi undici anni della sua vita, insieme alla moglie Suzannah. E' stata riaperta nel 2006, dopo dei lunghi lavori di restauro che hanno risistemato le mura, i pavimenti e i soffitti, per festeggiare il centesimo anniversario della sua morte e contiene il mobilio originale appartenuto allo scrittore.

Lo studio ha mantenuto l'aspetto che aveva quando Ibsen vi lavorava, le altre stanze sono state restaurate, rispettando i gusti e lo stile dell'epoca; persino le tende e le stoffe sono state rifatte fedelmente come in origine. Sono visitabili la sua biblioteca, la sala da pranzo, lo studio e la stanza da letto. In quest'ultima, l'artista spirò il 23 maggio 1906, non senza aver pronunciato le celebri ed enigmatiche parole: "Tver imot!" ("Al contrario!").


                                Henrik Ibsen nel suo studio. Foto di Hulda Szakinski, 1898.


Sito web della casa-museo di Oslo:
http://www.norskfolkemuseum.no/Tilknyttede-Enheter/Ibsenmuseet/




martedì 17 marzo 2015

La casa di Nikolaj Gogol in via Sistina a Roma





"Se sapeste quanto m'è costato lasciare Roma, anche se so che non sarà per più di due-tre mesi. Ma giuro che se mi avessero offerto milioni e se questi milioni li avessero anche moltiplicati per altri milioni e se poi li avessero decuplicati, io non li avrei presi, se questo fosse stato a patto di lasciare Roma sia pure per sei mesi".

                                                                                            Nikolaj Gogol

Un discorso a parte meritano le case dove sono vissuti degli artisti e che però non si sono conservate come tali: gli arredi e gli oggetti personali sono andati persi e non rimane più che una targa a ricordare che in quella dimora vi ha soggiornato per qualche tempo un artista. Parlando di Roma, la mia città, ci sono tantissime targhe sparse un pò ovunque, a testimoniare che nella città eterna sono passati tutti o quasi. Qualche giorno fa, camminando per via Sistina, non ho potuto fare a meno di guardare la targa che riguarda lo scrittore russo Nikolaj Gogol (1809-1852) che fece parte della numerosa colonia russa che soggiornò nella capitale.





E' apposta sulla facciata di un edificio che sta al numero 126 di via Sistina;  lo scrittore russo visitò  Roma numerose volte tra il 1837 e il 1847 e fu il più famoso esponente della colonia russo-romana che produsse all'inizio dell'800 altissime opere in vari campi artistici. In questa casa compose il suo capolavoro, "Le anime morte", di cui gran parte del testo fu scritto stando seduto ai tavoli dell'Antico Caffè Greco dove si conserva tuttora una targa a commemorazione dei 50 anni dalla sua morte. La targa in via Sistina fu apposta dalla comunità russa nel 1901. E' curioso notare che la parte scritta in russo della targa dice che lo scrittore compose in questa casa "Le anime morte", mentre invece, chissà perché, la traduzione in italiano spiega soltanto che in questa casa "compose il suo capolavoro".





giovedì 26 febbraio 2015

La casa-museo di Jean Sibelius





"Bisogna vivere nel bosco o in una grande città. Qui ad Ainola questo silenzio parla".

"Se potessi esprimere a parole ciò che esprimo con la musica, le userei. la musica comincia nel punto in cui si esauriscono gli strumenti della lingua parlata. E' per questo che io scrivo musica"
                                                                                                                     Jean Sibelius
   
Nel 1903, Jean Sibelius (1865-1957), uno dei più famosi compositori sinfonici del XX secolo e tra i più illustri uomini della Finlandia, decise di costruirsi una casa in legno vicino al lago Tuusula, a Järvenpää, a circa 40 km a nord di Helsinki, in un paesaggio fatto di laghi, foreste di pini e betulle argentate. L'anno seguente vi si trasferì insieme alla famiglia e chiamò la casa Ainola, dal nome della moglie, Aino; il suffisso "la" sta a significare "il posto di".  In questa casa crebbero le sue cinque figlie e lui vi compose le sue più importanti opere, tra cui le ultime cinque sinfonie e il celeberrimo concerto per violino e orchestra op. 47.

Quest'anno ricorre il 150° anniversario della nascita di Sibelius e una serie di iniziative volte a celebrare l'opera del compositore finlandese sono state organizzate dall'ambasciata finlandese, nell'ambito del Progetto “Sibelius e l’Italia”, promosso insieme all’Institutum Romanum  Finlandiae e da Musicaimmagine, in collaborazione con numerose istituzioni culturali nazionali tra cui l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Prevede una serie di eventi e di concerti che si svolgeranno nei prossimi mesi. 





La composizione più amata e conosciuta dell'artista finlandese è senz'altro il concerto per violino op.47: registrato per la prima volta nel 1935, fa parte del repertorio dei più importanti violinisti. La prima esecuzione avvenne a Helsinki nel febbraio 1904 ed ebbe un'accoglienza contradditoria: la parte del violino fu considerata troppo difficile e Sibelius decise dunque di apportare qualche modifica, riducendo l'orchestrazione e dando più respiro allo strumento. La realizzazione del Concerto fu l'avverarsi di un sogno giovanile: Sibelius aveva una forte passione per il violino, aveva anche sognato una carriera da virtuoso che però non realizzò, avendo iniziato a suonare questo strumento troppo tardi, all'età di quattordici anni.  La partitura è considerata una delle più difficili della letteratura per questo strumento.







Jean ed Aino vissero ad Ainola fino alla loro morte: Jean morì nel 1957 ed Aino nel 1969. Dopo la scomparsa di entrambi le figlie decisero di vendere la casa allo stato finlandese nel 1972La musica nazional-romantica di Sibelius è molto popolare ed amata in tutto il mondo e forma parte dell'identità nazionale della Finlandia, paese che si è reso indipendente dalla Russia nel 1917, in concomitanza con la rivoluzione bolscevica. Nel 1935 venne chiesto ai radioascoltatori statunitensi quali fossero i loro compositori preferiti: risposero Sibelius, prima di Beethoven e Ravel. L'8 dicembre, giorno della nascita di Sibelius, è la giornata della festa nazionale finlandese; viene esposta la bandiera e si festeggia il giorno della musica finlandese.


Jean e Aino Sibelius


LA CASA-MUSEO DI SIBELIUS
Orario apertura dal 02.05.2015 al 30.9.2015
Martedì - domenica 10.00-17.00. Lunedì chiuso. 
biglietti: adulti 8 Euro, studenti 4 Euro, bambini 2 Euro (7- 16 anni). 
Possibilità di visite guidate incluse nel prezzo se si 
prenota in anticipo.
Prenotazioni per email: info@ainola.fi  o cellulare +358 9 287 322.

martedì 10 febbraio 2015

Il giardino dei tarocchi di Niki de Saint Phalle in Toscana





"Nel 1955 andai a Barcellona. Lì vidi il meraviglioso parco Guell di Gaudì. Incontrai il mio Maestro e il mio destino. Fui presa da un tremore generale. Sapevo che un giorno avrei creato il mio proprio giardino della felicità. Un piccolo angolo di paradiso. Un luogo dove l'uomo e la natura si incontrano. 24 anni dopo, mi sarei imbarcata nella più grande avventura della mia vita, il Giardino dei Tarocchi".                               
                                                                                                         Niki de Saint Phalle

Nel 1978 Niki de Saint Phalle (1930-2002) inizia a lavorare al suo Giardino dei Tarocchi, a Garavicchio in Toscana, sulla terra di alcuni suoi amici. Comincia una serie di 22 statue di gigantesche proporzioni ispirate alle figure dei tarocchi. Quattro anni più tardi, nel 1981, affitta una piccola casa vicino al giardino dove lavora insieme a delle maestranze locali. Anche il marito della Saint Phalle, l'artista Jean Tinguely, lavora attivamente al progetto.




I 22 Arcani maggiori dei Tarocchi sono costruiti in acciaio ricoperti da cemento con vetri, specchi e ceramiche colorate. La creazione del Giardino ha impegnato l'artista per più di diciassette anni e ha comportato la collaborazione di grandi artisti contemporanei, come Rico Weber, Sepp imhof, Paul Wiedmer, Dok Van Winsen, Pierre Marie ed Isabelle Le Jeune, Alan Davie, Marino Karella e, soprattutto, il marito Jean Tinguely, scomparso nel 1991, che ha creato le strutture metalliche delle enormi sculture e ne ha integrate alcune con le sue mécaniques, assemblaggi semoventi di elementi meccanici in ferro.





Anche Ricardo Menon, amico ed assistente personale di Niki de Saint Phalle e Venera Finocchiaro, ceramista romana, hanno collaborato alla realizzazione dell'opera, il cui padiglione d'ingresso è stato disegnato dagli architetti Mario Botta e Roberto Aureli.

Nell'estate del 1996, si è conclusa l'opera: il Giardino ha richiesto un immenso lavoro di impianto, oltre ad un'ingente spesa per la realizzazione: circa 10 miliardi di lire finanziati esclusivamente da Niki de Saint Phalle che, nel 1997, ha costituito la Fondazione Il Giardino dei Tarocchi con lo scopo di preservare e conservare la sua opera. Il 15 maggio 1998, il Giardino dei Tarocchi è stato aperto al pubblico.

                                          Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely: un raro esempio di 
                                               sodalizio artistico e sentimentale


IL GIARDINO DEI TAROCCHI
Comune di Capalbio
Orario di apertura: da maggio ad ottobre
14,30 - 19,30. Da novembre ad aprile è chiuso 
al pubblico ma visitabile solo da gruppi di almeno
quindici persone su prenotazione
INFORMAZIONI Tel. 0564/895122
sito web:
http://www.turismo.intoscana.it/site/it/itinerario/Il-Giardino-dei-Tarocchi-tra-fantasia-e-realta/